🎯 Emergenza Coronavirus: un’interrogazione parlamentare chiede interventi in favore di chi si trova in difficoltà con le rate del Prestito

Oltre all’emergenza sanitaria da Coronavirus, c’è un’urgenza economica e sociale: molte famiglie sono in difficoltà e gli interventi del Governo tardano ad arrivare.

Il decreto-legge n. 18 del 2020, che affronta anche in termini economici i problemi derivanti dall’emergenza coronavirus, contiene infatti unicamente disposizioni in favore delle imprese e delle partite Iva, quali la sospensione fino al 30 settembre 2020 delle rate di prestiti e mutui, dei canoni di leasing mobiliare e immobiliare in essere al 31 gennaio 2020.

Invece, come segnalato anche da un recentissima interrogazione parlamentare al Ministro dell’economia e delle finanze (Interrogazione a risposta orale 3-01422, il decreto-legge n. 18 del 2020 non prevede nessuna misura a sostegno delle ipotesi di credito al consumo (finanziamenti personali e cessioni del quinto). Pertanto, chi oggi è costretto a pagare rate per tali forme di credito non sembra avere diritto ad alcuna moratoria.

È stato pertanto richiesto ”se il Ministro interrogato, in considerazione dell’emergenza in atto, non ritenga opportuno adottare iniziative per introdurre specifiche norme tendenti a prevedere regole uniformi per la sospensione delle rate del credito al consumo, in considerazione dell’ampia platea di cittadini interessati da questa problematica e del danno economico che deriverebbe qualora venisse meno la fiducia in tale forma di credito”.

L’interrogazione avanzata cerca di trovare una risposta ad un interrogativo che molti si pongono: cosa succederà a tutti quei Consumatori in difficoltà con il regolare pagamento delle rate di finanziamenti, prestiti e cessioni del quinto dello stipendio o della pensione che dovessero trovarsi  in cassa integrazione o addirittura dovessero  perdere il lavoro?

Il tema è particolarmente spinoso perché negli ultimi anni, in Italia, è aumentata la richiesta di piccoli prestiti (+7% solo nel 2019) alimentando un mercato del credito al consumo che vale circa 75 miliardi (dati Osservatorio Findomestic-Prometeia 2019). Gli italiani sono ricorsi al “Credito al Consumo” per l’acquisto di auto e arredamento, ma anche per pagare vacanze, smartphone e pc.

Ciò significa che non prevedere alcun intervento e nessuna moratoria in favore delle famiglie e dei soggetti che hanno chiesto un prestito personale diventa un problema che riguarda migliaia di famiglie italiane.

È  ben noto a tutti che, quando non si paga un prestito, le conseguenze non sono affatto piacevoli perchè, oltre a dover corrispondere alla finanziaria gli “interessi di mora” per il ritardo, si finisce  iscritti nelle liste dei cattivi pagatori.

Far parte di questa “black-list” significa anche esporsi al pericolo di non poter ottenere in futuro, qualora necessario, altri finanziamenti.

Senza poi considerare che, verifica nei casi più gravi, il mancato pagamento delle rate del prestito può portare conseguenze anche peggiori. Infatti, mentre nel caso in cui l’insolvenza riguarda solo una o due rate, il debitore ha l’opportunità di rientrare nei pagamenti, allorchè l’insolvenza sia protratta nel tempo, l’istituto di credito potrebbe addirittura richiedere la risoluzione del contratto, esigendo il rimborso dell’intera somma dovuta in un’unica soluzione.

Contributo a cura dell’avv. Livia Iannicelli